Lo studio delle immagini e dei simboli che collegano tra loro i processi inconsci con la mitologia, le religioni, le usanze primitive e il folklore, si è rivelato nell’ultimo secolo uno strumento di incommensurabile valore per la scoperta di nuovi orizzonti nella psicologia. Il potere del simbolo ha obbligato nei secoli l’uomo ad assumere un certo atteggiamento nei suoi riguardi, così come possiamo senz’altro dire che la storia dei miti e delle religioni è la storia del potere di questi simboli. Anche nelle tribù primitive si è constatato che un’azione non avveniva deliberatamente ma veniva pilotata da un qualche simbolo, che si imponeva sulla parte cosciente dell’uomo con il solo effetto della fascinazione e della suggestione.
La luna, per esempio, è il simbolo che più di ogni altro è stato associato alla donna e, più in generale, all’elemento femminile come opposizione all’elemento maschile. Nella poesia, nei miti e nelle leggende, la luna ha rappresentato da sempre la divinità della donna e il principio femminile, mentre il sole è stato il simbolo dell’eroe e del principio maschile.
Quello che possiamo affermare con certezza è che, di fronte a questi miti e leggende di origini così diverse tra loro eppure simili al punto da stabilire un simbolo universalmente riconosciuto, l’unica spiegazione sensata debba essere di tipo psicologico perché, come è stato provato da Jung, tutto ciò appartiene al substrato ancestrale della collettività umana. Secondo lo stesso Jung il pensiero simbolico è “consubstanziale” rispetto all’uomo e supera ogni altro mezzo di conoscenza in tanti aspetti della realtà. Immagini, simboli, miti e religioni, che per millenni hanno animato, e animano ancor oggi, l’immaginario, i sogni e la vita di ogni individuo cosciente, non sono invenzioni della psiche ma rispondono ad una precisa necessità, e cioè quella di stimolare la fonte ontologica dell’essere.
Nel fondo dell’inconscio collettivo dell’umanità, dove si sono intessute le prime conoscenze, la mitologia è stata per esempio matrice e sostanza nutritiva dell’astrologia. Se Otto Rank ha opportunamente osservato che “il mito è un sogno collettivo del popolo”, Jung è giunto alla conclusione che “la mitologia astrale è la proiezione celeste della psicologia inconscia”.
Lo psicologo svizzero ha scoperto che i motivi mitologici e i simboli della storia dell’umanità sono d’importanza determinante, essendo costituiti da una carica energetica che assume un carattere funzionale dominante per l’intera vita psichica. Furono chiamati inizialmente “immagini primordiali” poi successivamente “dominanti dell’inconscio collettivo” ed infine, nel 1919, “archetipi”. Essi costituiscono la struttura dell’inconscio, personale e collettivo, inteso come continuità e ordine da noi non dipendente e non influenzabile. Sono gli stessi archetipi ad agire come centri vitali e campi di forza, sottoponendo i contenuti della psiche a seguire un nuovo ordine e a modificarsi nel loro significato.
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