Genio e immoralità, compromesso accettabile?

La recente morte di Diego Armando Maradona, eroe moderno delle folle calcistiche nonché personaggio con una vita privata molto discutibile, ci pone di fronte alla questione del controverso connubio tra genialità e immoralità. Ad un uomo che per un decennio ha tenuto vivi i sogni di un’intera nazione come quella argentina e riscattato la condizione di povertà e di inferiorità dei quartieri più disagiati di Napoli, possiamo perdonare il lato oscuro di un carattere irriverente alle regole, che lo portò alla vita dissoluta e a sfondo sessuale delle feste a cui veniva invitato, dove iniziò anche ad assumere la cocaina procurata dalle amicizie con la camorra? E che dire dell’evasione fiscale di una parte delle ingenti cifre guadagnate, oppure ancora, del mancato riconoscimento del figlio nato da una relazione segreta con Cristina Sinagra?

Nella storia dell’umanità sono molti gli esempi di personaggi famosi che hanno vissuto nell’ambivalenza tra un paradiso disseminato di genio e l’inferno di indegne condotte immorali. In questi giorni, il critico Vittorio Sgarbi ha fatto l’accostamento suggestivo tra Maradona e Caravaggio – accusato di due omicidi in una vita molto tormentata – giustificando il male individuale che, nell’esaltazione delle capacità artistiche, si riscatta col generare il bene che poi viene donato alla collettività. A un appassionato di astrologia come me viene più naturale l’accostamento tra il Pibe de Oro e Picasso, entrambi dello Scorpione, segno contraddistinto per un esistenza dai toni drammatici, in uno stato di continua tensione tra spiritualità e materialità, tra idealizzazione e autodistruzione, tra aggressività erotizzata e passioni imperiose. Nella vita privata, il pittore andaluso generò arte sublime ma seminò anche dolore e distruzione tra le donne che gravitarono nella sua orbita; Olga perse il senno e morì nel 1955, Marie-Therese si impiccò nel 1977, Jacqueline si sparò un colpo alla tempia nel 1986, Dora subì diverse crisi depressive dopo essere stata da lui ripetutamente picchiata. Potremmo però dire che Picasso ha sì distrutto materialmente le muse della sua arte, ma in cambio le ha rese spiritualmente immortali con le sue opere.

Di nuovo, come ha fatto Sgarbi, viene da chiedersi se le malvagità a livello morale commesse da Maradona e Picasso siano state compensate con il bene che ci hanno lasciato in eredità. Probabilmente la bellezza eterna e sublime di quadri come Les Mademoiselles de Avignon o Guernica, oppure quella del “gol del siglo” che il talento argentino fece ai mondiali dell’86 con l’Inghilterra, percorrendo metà del campo e scartando mezza squadra avversaria fino ad arrivare in porta con la palla incollata al piede, rimarrà il più equo risarcimento nei confronti dell’umanità per il male morale commesso.

E’ sufficiente dunque la bellezza per redimere dal male? Forse un altro Scorpione come Dostojevskij intendeva anche questo nel dire che “la bellezza salverà il mondo”. Di certo, Baudelaire non sembra avere dubbi in proposito. Lo scrittore francese era del segno dell’Ariete, ma aveva forti valenze scorpioniche nell’oroscopo (per gli “addetti ai lavori”, Marte e Plutone congiunti, molti pianeti nell’Ottava Casa). Per lui la bellezza era lo stato ipnotico per dimenticare le tristezze della vita, la droga per abbandonarsi all’estasi di un effimero momento di gioia. Nella sua opera più importante, “I Fiori del Male”, troviamo la splendida poesia “Inno alla Bellezza”, che mi piace immaginare come l’epitaffio sulla tomba del più grande genio che il calcio abbia mai avuto. Adios Dieguito, descansa en paz.

Venga tu dall’inferno o dal cielo che importa,

Bellezza, mostro immane, mostro candido e fresco,

se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso

la porta m’aprono a un Infinito che amo e non conosco?

Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio,

che importa se tu, o fata dagli occhi di velluto,

luce, profumo, musica, unico bene mio,

rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?