Sincronicità junghiana

4La vera rivoluzione di Jung fu quella di considerare ciò che è psichico non meno reale di ciò che è corporeo, e sebbene non sia palpabile risulta altresì chiaramente sperimentabile e osservabile nella sua immediatezza. Quelli che Jung definisce “complessi autonomi” costituiscono un mondo a sé, retto da sue leggi, dotato di struttura e di mezzi di espressione suoi propri. La colonna portante della teoria junghiana è rappresentata dalla nozione di archetipi dell’inconscio collettivo. Con archetipo Jung intende un modello di comportamento psichico ereditario, comune a tutta l’umanità; non si tratta di rappresentazioni ereditate ma dell’espressione spirituale degli istinti, che sono caratterizzate più da strutture che da contenuti. L’archetipo junghiano è infatti un’invisibile struttura generale, che diviene manifesta nel caso singolo, ma solo se stimolata nella percezione interiore di immagini e idee mitiche o nell’espressione di gesti rituali, tutti accompagnati da una forte emozione.

Per Jung l’archetipo assume una natura “psicoide” (quasi psichica), ovvero con una tendenza a materializzarsi nella vita degli individui attraverso il principio di sincronicità (e fu proprio la difesa strenua di tale concetto a stabilire l’insanabile frattura tra Junge Freud). I fenomeni – scrive Jung – si verificano per un “sapere aprioristico presente e attivo nell’inconscio”, che si fonda su un ordinamento analogico del microcosmo con il macrocosmo, sottratto al nostro libero arbitrio, nel quale gli archetipi possiedono la funzione di operatori ordinanti. Nella coincidenza dotata di senso di un’immagine interna con un avvenimento esterno, che costituisce l’essenza dei fenomeni di sincronicità, si pone in evidenza sia l’aspetto spirituale sia l’aspetto materiale-corporeo dell’archetipo. E’ altresì l’archetipo che suscita, mediante la sua aumentata carica energetica o la sua azione numinosa, quella emotività rafforzata nell’individuo in questione, ovvero lo pone in uno stato di abaissement du niveau mental che costituisce la premessa perché tali fenomeni di sincronicità sorgano e vengano esperimentati”.

sincronicità

Jung era convinto dell’esistenza di un regno intermedio tra materia e spirito, in cui il fisico e lo psichico si fondono in un’unità indivisibile, permettendo all’inconscio di essere attivato e proiettato sulla materia per venire così incontro all’uomo dall’esterno. Era grazie a questo fenomeno ibrido di concretizzazione, tra l’altro, che l’alchimista, entrava in rapporto con la sua “opera” nella speranza di poterla trasformare per mezzo dell’immaginazione o di una qualche visione.

Lascia un commento: