Numeri che resuscitano i morti

    Quante volte ci sarà capitato di rabbrividire al solo pensiero che i defunti possano ancora comunicare con noi. Di certo è nei sogni che essi ci appaiono più di frequente, magari per darci qualche saggio consiglio o per suggerirci dei numeri da giocare al lotto.  Numeri che ci giungono dall’aldilà possono anche avere a che fare con le date di nascita o di morte di persone care ci hanno lasciato. Come ad esempio le cifre 1, 7 e 4, che mi capita spesso di vedere sulle targhe automobilistiche. Per molto tempo la cosa mi risultò curiosa seppur inspiegabile, fin quando un giorno fui invitato alla commemorazione di un evento tragico, il suicidio del mio caro amico Fabio. Il ritrovo tra familiari e amici stretti era previsto il 17 aprile, a dieci anni esatti dalla sua scomparsa. Non ci volle molto a capire che la ricorrenza numerica sulle targhe automobilistiche potesse essere un segnale della presenza di Fabio, che tra l’altro con le automobili aveva molto a che fare. Era infatti un grande appassionato di motori, e per di più, si tolse la vita all’interno della sua macchina inalando il gas di una bombola a uso domestico. Così come mi fu anche più facile capire perché quei numeri apparissero con maggior frequenza nei pressi della stazione, luogo in cui Fabio ebbe un’esperienza di pre-morte subito dopo un grave incidente motociclistico. Ugualmente, i numeri di un evento luttuoso fecero la loro ricomparsa nella vita di Maurizio Battista, attore comico e cabarettista molto amato dal pubblico romano. Il destino lo privò prematuramente della madre quarantenne, la quale ricevette sepoltura il 3 agosto 1980 alle ore 13 e 15. Trentasei anni dopo quel triste evento, all’età di 59 anni, Battista è diventato padre della terzogenita Anna, che oltre a portare lo stesso nome della nonna, è stata partorita, guarda caso, il 3 agosto alle ore 13 e 15. 

    La singolare coincidenza sperimentata da Maurizio Battista rientra in uno dei casi che in psicogenealogia – ambito di ricerca che si occupa del legame psichico esistente tra le generazioni di un medesimo albero genealogico – è noto come “sindrome da anniversario”. Fu Anne Ancelin Schützenberger, sociopsicologa e psicoterapeuta francese, a denominare con tale termine la ripetizione di date o di età negli avvenimenti importanti – in genere nascite, matrimoni, incidenti, malattie o decessi –  che coinvolgono una famiglia e i suoi antenati. Uno degli esempi che la Schützenberger riporta nel libro “La sindrome degli antenati”è quello di una sua studentessa, Cendrine, la cui madre morì di cancro il 12 maggio. Un anno più tardi, sempre il 12 maggio, fu uno zio materno a morire in un incidente mortale. Come se non bastasse, sfogliando i documenti di famiglia, si scoprì che altri due nonni erano morti proprio il 12 maggio e che un prozio, padrino del nonno, era stato ucciso in guerra nella stessa data. La sindrome da anniversario non fa sconti nemmeno alle famiglie più nobili e famose. Nel giorno in cui venne assassinato, il 22 novembre 1963, si disse che John Fitzgerald Kennedy trascurò incautamente di mettere il tettuccio antiproiettile alla sua vettura nonostante le minacce di morte ricevute. Ma c’era un altro dettaglio che avrebbe dovuto allertarlo, e cioè la data di morte del suo bisnonno Patrick, avvenuta il 22 novembre 1858.

    Per quanto concerne la ripetizione di età, uno dei casi più interessanti rilevato dalla Schützenberger è quello di Charles, uomo di 39 anni, operato per un cancro ai testicoli, e che sei mesi dopo ha delle metastasi ai polmoni. Risalendo nel suo albero genealogico, si scopre che suo nonno paterno è morto a 39 anni per un calcio di un cammello nei testicoli, mentre il nonno materno è morto a 39 anni e mezzo per problemi polmonari. A tutto ciò si aggiunga la coincidenza di età tra la figlia e la madre di Charles, che a 9 anni vivono entrambe l’esperienza di malattia o di morte del padre. Semplici coincidenze numeriche o coercizioni familiari nascoste? 

   Lo psichiatra ungherese Ivan Boszormenyi-Nagy sostiene che ogni discendenza consanguinea tende a strutturarsi su legami di lealtà, i quali, come fibre invisibili ma solide, uniscono i comportamenti relazionali della famiglia. Usò il termine “lealtà familiare invisibile” per definire un flusso psicoenergetico di tipo sistemico, che mira a far sopravvivere nel tempo un gruppo familiare e renderlo efficiente in quanto corpo unificante, identificante e protettivo. La sistematicità di tale flusso psichico può esplicarsi attraverso due modalità: la prima garantirebbe la similarità di destini tra i componenti familiari, come accade ad esempio nei casi di sindrome da anniversario; la seconda, invece, avrebbe la funzione di un vero e proprio sistema contabile (Boszormenyi-Nagy lo chiama “Grande libro dei conti di famiglia”), in cui vengono stabiliti i debiti familiari inconsci per le future generazioni. In questa specie di registro akashiko familiare, ad esempio, trasgressioni e colpe dovrebbero bilanciarsi, mentre al credito della nascita e delle attenzioni ricevute nei primi anni di vita corrisponderebbe, in età adulta, il debito del sacrificio nei confronti dei genitori. Parimenti, le morti precoci provocherebbero la sterilità della discendenza femminile, giacché l’informazione del passato familiare suonerebbe come monito del tipo “perché fare dei figli se poi muoiono presto”. Le violenze sessuali subite, dal canto loro, andrebbero ad accentuare la mascolinità delle donne di famiglia, favorendo con ciò il loro accoppiamento con partner effeminati, sui quali, eventualmente, riscattare i torti subiti dalle antenate. La discalculia invece –  ­ disturbo specifico delle abilità aritmetiche, che causa difficoltà nell’eseguire calcoli e nel processare con i numeri (ad esempio leggerli, scriverli, riconoscerne la grandezza, disporli in ordine crescente o decrescente) – potrebbe avere a che fare con i fallimenti economici di uno o più antenati, per cui le cifre dei bilanci in rosso rimarrebbero latenti nel substrato psichico familiare, e in qualità di “fantasmi numerici” del passato, andrebbero a favorire il meccanismo di rimozione nelle generazioni future.

  

Astri e pandemia

La previsione è un’arte, e lo sapevano bene gli antichi. Loro la chiamavano ars divinatoria, ed era permessa solo a uomini saggi e sapienti. A questi preziosi consiglieri, re e governanti si affidavano immancabilmente prima di prendere ogni decisione futura. I tempi, ahimè, son cambiati, e cosippure gli uomini saggi hanno smarrito completamente le loro doti predittive. Eh già, come la sera del 2 febbraio 2020, mentre in Cina le vittime del coronavirus aumentavano a dismisura e negli studi Rai di Roma il saggio dei saggi tra i virologi italiani, tale Roberto Burioni, affermava con sicurezza assoluta, tipica di certi sapienti moderni, che “il rischio di contagio in Italia è pari a zero”. Se solo avesse chiesto agli astrologi, che in passato erano anche loro dei saggi come lui, ma che ai giorni nostri sono stati ridotti a simpatici giullari delle corti televisive, lo avrebbero informato di un’eccezionale congiunzione astrale premonitrice di un rischio pandemico. Ma un uomo saggio come Burioni, che pur di difendere le sue verità assolute, chiede di oscurare un video blog che ha il difetto di diffondere scienza alternativa, figuriamoci se è disposto ad ascoltare i consigli di quegli “eretici della conoscenza”.

    Non è mai successo in passato che Marte, Giove, Saturno e Plutone si trovassero racchiusi in una zona molto circoscritta dello zodiaco (nella fattispecie gli ultimi dieci gradi del Capricorno). E’ successo che solo tre di essi – Giove, Saturno e Plutone – si siano congiunti in Bilancia nel novembre del 1981, guarda caso quando l’Aids cominciò a propagarsi nel mondo. Ma anche questa fu una rarità, visto che, per ritrovare un’analoga congiunzione (in Cancro questa volta), bisogna risalire addirittura all’anno 1445. Ma perché sono questi gli astri che possono anticipare una pandemia? Fu Claudio Tolomeo, il più grande astrologo dell’antichità e, allo stesso tempo, nemico numero uno della scienza moderna per la sua teoria geocentrica, a gettare le basi dell’astrologia medica, dove si dice di una stretta analogia tra la terna planetaria Marte-Saturno-Plutone e i sistemi immunitari di tipo acquisito, quelli cioè che hanno a che fare col sangue e che riguardano, in particolar modo, la produzione di anticorpi sanguigni a difesa dei virus patogeni. La presenza di Plutone, d’altronde, è necessaria se si vuole dare al fenomeno una valenza collettiva. Sono infatti i pianeti più distanti dal Sole a muoversi più lentamente sulla ruota zodiacale e, per tale motivo, a riguardare un ampio aggregato di esseri umani. E Plutone impiega ben 248 anni per compiere una rotazione attorno alla Terra, stazionando in media una ventina d’anni in un solo segno zodiacale. Il contributo di Giove è invece determinante per quanto concerne la diffusione del contagio. E questo poiché ingrandire, espandere, allargare, ecc… sono i principi archetipici basilari del pianeta più grande del sistema solare. A tal proposito, al fine di restituire all’astrologia la sua antica credibilità, va chiarito che non è l’influsso materiale di un pianeta a determinare gli eventi, bensì è un suo principio archetipico a richiamare – o meglio, a far risuonare – tutti quegli eventi che, all’interno del cosmo unitario, possono associarsi a quel principio secondo un criterio di analogia. Seguendo la stessa logica, accade altresì che i principi di un pianeta assomigliano sempre alle caratteristiche del dio mitologico che di quel pianeta porta lo stesso nome. Cosicché, il ricorso alla mitologia può aiutare a comprendere e a confrontare tra loro i principi dei diversi pianeti.

    Si è detto, ad esempio, che la comparsa di un virus e la sua successiva diffusione trovano il loro contraltare astrologico nel gioco di coppia tra Giove e Plutone. La stessa mitologia greca li vede alleati nel mito di Persefone, quando Giove acconsente tacitamente che sua figlia venga rapita da Ade-Plutone. Si è poi paragonato spesso il Covid 19 ad un nemico invisibile e nascosto, e ciò non può che rimandare all’oscurità dell’inferno, dove regna Ade con la sua kunée, il copricapo magico che lo rendeva invisibile. Ci è stato inoltre detto più volte che gli unici strumenti per contrastare la diffusione del virus sono il restare a casa, l’autoisolamento e la quarantena, e tutto ciò ha molto a che fare con Kronos-Saturno, personificazione per antonomasia del limite temporale e del confine spaziale. La mitologia greca narra altresì delle ostilità perenni tra il padre Saturno e suo figlio Giove, tanto è vero che i principi dei due pianeti sono sempre in opposizione tra loro (confinamento-sconfinamento, solitudine-socievolezza, disgregazione-aggregazione, divisione-moltiplicazione). E’ bene tra l’altro sfatare una certa tradizione astrologica, che tende a vedere Saturno come il grande malefico, mentre Giove sarebbe considerato in ogni caso di buon auspicio. L’astrologia archetipica, invece, non si occupa di moralità – ossia non distingue il bene dal male, il buono dal cattivo, il giusto dall’ingiusto – ma utilizza solo criteri di similitudine. E quindi, nel caso di una pandemia, i ruoli che tradizionalmente vengono attribuiti a Giove e Saturno subiscono un’inversione: il malefico contagio di Giove può essere sconfitto solamente con il benefico isolamento di Saturno.

    Rimane da stabilire se l’astrologia e i suoi principi planetari possano essere usati come strumenti di previsione. Per quanto mi risulta, nessun astrologo è stato in grado di prevedere a inizio anno una pandemia di tali dimensioni, anche se alcuni hanno preannunciato un periodo di grande cambiamento, vista l’eccezionalità della congiunzione astrale di metà marzo. Eppure essa era nota da tempo (essendo i movimenti dei pianeti predeterminati nel tempo). Quel che si è fatto qui, e che in modi e luoghi diversi hanno fatto altri astrologi di fama, è stata un’analisi astrologica ex-post, rilevando effettivamente una certa corrispondenza tra l’evento pandemico e la congiunzione suddetta. Ma, come disse un famoso scrittore italiano che di epidemia se ne intendeva, “del senno di poi ne son piene le fosse”.

    L’analisi a posteriori potrebbe, in verità, fornire un supporto statistico al nesso tra la pandemia e la tripla congiunzione Giove-Saturno-Plutone. E allora, tornando indietro di quasi sette secoli, scopriamo che nel 1347 Giove e Plutone si trovavano ancora una volta congiunti in cielo. Era l’anno in cui la peste nera – toh, il colore che si usa associare a Plutone – arrivava in Europa, dopo aver seminato morte e disperazione in Oriente, proprio come è avvenuto nel corso della pandemia attuale. La peste nera continuò a flagellare l’Europa per altri tre anni, esattamente il tempo occorso a Saturno per sostituirsi a Giove nella congiunzione con Plutone. Nel 1918, anno in cui iniziò la pandemia più letale della storia, l’influenza spagnola, Giove e Plutone si dettero di nuovo appuntamento nel segno del Cancro. In quella circostanza, Saturno anticipò i tempi congiungendosi a Plutone quattro anni prima, questa volta sì, nel ruolo malefico di padrino astrale del primo conflitto mondiale. Di recente, invece, come anticipato in precedenza, il trio astrale Giove-Saturno-Plutone si ricongiunse nel 1981 in Bilancia, per dare puntualmente il “la” alla diffusione del virus dell’Hiv. Un antico adagio latino, astra inclinant sed non necessitant, ci porta allora a concludere che la congiunzione astrale in questione non determina con certezza una pandemia ma, probabilmente, predispone il suo accadere.     Una volta accertato il legame tra la diffusione pandemica attuale e la congiunzione in Capricorno, l’astrologia può invece servire a prevedere l’evoluzione temporale degli eventi futuri (di cui è nota la tipologia) sulla base dei transiti planetari nello zodiaco. I movimenti retrogradi di Plutone e Giove, previsti tra la fine di aprile e la metà di maggio, potranno allora far presagire un rallentamento definitivo del contagio su tutto il pianeta. Così come non è da escludere una seconda ondata pandemica verso la fine di ottobre, quando sia Giove che Plutone torneranno nel loro moto diretto e andranno a ricongiungersi con Saturno. I saggi come Burioni e i cittadini del mondo sono avvisati in tempo a non sottovalutare il pericolo e a non ripetere gli errori del passato, anche perchè, come diceva un altro vecchio adagio latino, errare humanum est, perseverare autem diabolicum.