Leggere il futuro per distrarre la mente

Gli uomini dell’antichità hanno a lungo immaginato il futuro come l’ombra minacciosa di un oscuro nemico, impossibile da sconfiggere con il solo colpo di un arma, specie quando appariva nella veste impersonale di una maledizione, un sortilegio, una malattia, un’abitazione distrutta o un raccolto danneggiato. Gli stessi termini “fato” e “oracolo” rimandano ad un responso irrevocabile e incontrovertibile, e ad ogni essere mortale non rimaneva che una rassegnata e ineluttabile attesa. Predire il futuro è divenuta così una pratica ricorrente nelle civiltà più o meno organizzate, l’unico modo per convivere con un’ostilità indefinibile, che vedeva l’uomo così impotente e privo di difese.

Fin da tempi remoti gli uomini hanno interpretato gli eventi come un cenno degli dèi. Lo stesso termine ”numinoso”, coniato dal teologo Rudolf Otto per indicare qualcosa di invisibile ma maestoso, che suscita terrore ma capace di attirare con fascinosa potenza, deriva dal verbo latino nuere, che vuol dire “accennare”. E così, quando Zeus faceva un cenno, accadeva sempre qualcosa di numinoso, perché era il cenno della divinità a stabilire il volere del destino. Il cenno degli dèi celesti poteva essere sussurrato, come nelle profezie delle rune celtiche, su cui gli antichi germani intagliarono misteriosi simboli risalenti al mito di Odino. Era loro tradizione gettarle in aria affinché potessero penetrare il cielo e sentire il sussurro degli dèi sui misteri del futuro.

Il futuro poteva essere letto in un segno, motivo per cui ancor oggi si usano le espressioni “destino segnato” o “segno del destino”. Era per esempio il segno che si manifestava attraverso il sapere magico e assoluto della natura, come nell’aruspicina (da ar, fegato e spicio, guardare), pratica divinatoria etrusca che traeva gli auspici divini dall’interpretazione delle viscere di animali sacrificati. Spettava invece agli àuguri, sacerdoti dell’antica Etruria e poi dell’Impero romano, interpretare la volontà degli dèi scrutando il volo degli uccelli in particolari regioni del cielo

Il segno poteva anche proteggere da un destino nefasto, come avveniva nella pratica degli scongiuri. Nella religiosità cristiana si credeva che bastasse pronunciare il nome di Dio, oppure semplicemente fare il segno della croce, per fugare il demonio. Uno scongiuro molto diffuso ancor oggi è il gesto delle corna con la mano sinistra, segno che troviamo immortalato in centinaia di urne cinerarie etrusche. Era credenza per quel popolo che questo segno armasse il defunto nel viaggio nel mondo delle ombre, dove avrebbe potuto affrontare l’oscurità e tenere a bada gli spiriti maligni.

In alcune pratiche divinatorie il segno del destino prende la forma di un disegno caotico. Guardare nella sfera di cristallo, diventato poi anche il sinonimo più usato di previsione del futuro, significa ricomporre con l’immaginazione i riflessi caotici di molteplici effetti luminosi. Nei Balcani e nell’Europa centrale è molto diffusa la caffeomanzia, ossia la lettura dei fondi del caffè non filtrato, come per esempio il caffè turco o greco. Una divinazione africana prevede invece l’interpretazione del disegno ottenuto con il lancio a terra degli ossi di un pollo appena mangiato. Sempre in Africa, è diffuso l’oracolo di leggere la traccia lasciata da un ragno su un terreno in precedenza cosparso di sabbia.

Nel 1921 Hermann Rorschach propose un test di psicodiagnostica per prevedere la personalità di un individuo in base alle interpretazioni di dieci macchie simmetriche d’inchiostro.

Come negli oracoli descritti in precedenza, anche nel test di Rorschach si guarda un disegno caotico e, mentre il disordine della forma distrae la mente cosciente, s’immagina qualcosa di figurativamente simile. Se pensiamo al cervello umano, è come se il disordine nascosto in tali immagini fosse uno stratagemma per distrarre l’emisfero sinistro della corteccia cerebrale, in modo da liberare e intensificare il lavoro creativo dell’emisfero destro. Serve, in termini psicologici, un abaissement du niveau mental (abbassamento del livello mentale) per entrare in una sorta di trance, uno stato simile al sonno, per far emergere le conoscenze dell’inconscio.

L’invenzione umana dei giochi oracolari, in definitiva, è stato un modo per distrarre i limiti della mente e intravedere le risposte del futuro nell’illimiatezza dell’inconscio. Del resto, tutto ciò che si aspira a conoscere deriva da un gioco tra illimitato e limitato, come ci è stato tramandato dai riti orfici e dai misteri di Eleusi. La contrapposizione illimitato-limitato è presente in modo esplicito nel Merindilogun, oracolo yoruba noto anche come jogo de búzios. E’ una tecnica divinatoria utilizzata in Brasile negli ambienti religiosi, nella quale il destino è deciso dal lancio di sedici conchiglie in un vassoio circolare o all’interno di un cerchio di collane sacre. Le conchiglie sono un chiaro riferimento all’illimitatezza del mare, mentre la circolarità dei contenitori non può che alludere al limite del temenos, il recinto sacro e inviolabile che impediva l’ingresso agli spiriti malvagi. La pratica oracolare è riservata solamente a un medium, che dopo aver realizzato un lungo processo di evoluzione spirituale, giunge alla conoscenza di simboli, miti e leggende. Si tratta di una vera e propria iniziazione, basata sullo studio, la curiosità e l’amore per il sapere, che permette di sviluppare al meglio una delle vie privilegiate per scendere nelle profondità della psiche umana. Quanto maggiore è la conoscenza del medium tanto più potente sarà il flusso dell’inconscio. Ciò dovrebbe aiutare a distinguere i chiaroveggenti improvvisati dai veri divinatori, e comprendere che ai secondi soltanto è dato il privilegio di sentire il responso degli dèi sul futuro.