Il diavolo dentro di noi

Nei tarocchi il Diavolo è l’arcano che più di ogni altro rappresenta il “rimosso psichico” freudiano, con il quale si identifica nella psicoanalisi l’insieme dei contenuti rifiutati dalla coscienza. Si tratta degli istinti primitivi (animaleschi e grossolani), delle pulsioni aggressive (grezze e incontrollate), delle funzioni psichiche inferiori (irrazionali e anticonvenzionali), in cui l’Io cosciente si sente goffo e inadatto agli occhi della società. Non sarà peraltro un caso che la parola “diavolo” derivi da “dia-ballein”, che significa appunto “separare” (cioè rimuovere) quello da cui l’aspetto cosciente prende le distanze. In termini psicologici è dunque l’avversario principale della coscienza, il “satanico” avversario dell’Io, quello che Jung ha definito come “ombra” (la parola ebraica satán significa avversario in guerra).

L’Arcano del Diavolo ricorda molto da vicino il dio Pan mitologico, potente e selvaggio, raffigurato con busto umano, volto barbuto, gambe e corna caprine. Pan era un dio terrestre, amante della natura e dei piaceri della carne; il suo habitat erano le oscure caverne e i boschi, dove inseguiva le ninfe per soddisfare i suoi istinti sessuali. Possiamo perciò associare il dio Pan e l’Arcano del Diavolo alla “materia”: piaceri immediati del corpo, sensorialità, fisicità, schiavitù delle ambizioni materiali, passioni volgari, lussuria, seduzione dei sensi, vizi, sessualità indiscriminata e priva di identità (il Diavolo, in molte versioni dei tarocchi, ha mammelle e pene contemporaneamente), sessualità compulsiva e mastubatoria (finalizzata al piacere e non creativa), forme di perversione e di stupro (fisico e morale).

Nel suo memorabile Saggio su Pan James Hillman dice: “Nel Pan fallico che insegue e nella ninfa in fuga nel panico sono contenuti i due fuochi dell’ambivalenza dell’istinto. Quando Pan insegue le ninfe, lo stupro ha come obiettivo una forma di coscienza indefinita ancora ubicata nella natura ma non ancora incarnata personalmente (essendo la ninfa ancora attaccata ad alberi, fonti, caverne, esili fantasmi, foschia, e quindi natura casta, intatta e vergine). Il corpo di Pan è caprino, e ciò impone alla realtà sessuale una struttura di coscienza che non ha una vita fisica personale, ma è tutta là fuori nella natura impersonale. Pan lo stupratore verrà evocato da quegli aspetti verginali della coscienza che non sono fisicamente reali, privi di contatto e distanti dai sensi. Sono i sentimenti e i pensieri che rimangono nebulosi e sfuggenti, freddi, remoti e riflessivi che richiamano su di sé lo stupro. Lo stupratore che insegue la vergine è un modo di esprimere il comportamento in cerca della fantasia che acquieti la sua coazione. La repulsione della vergine è un altro modo invece di esprimere la paura che la fantasia ha del comportamento fisico. Ma la violazione della vergine è inevitabile in tutti i casi in cui ci siano confini eccessivamente rigidi tra fantasmi troppo remoti del corpo e fantasmi totalmente immersi nel corpo. E’ allora che la metafora concreta della forzata giustapposizione genitale viene costellata, ri-unendo fantasia e comportamento: il “concreto” ci viene addosso per mettere a disagio una coscienza che è troppo eterea ed effimera. La via di Pan può essere allora il lasciati guidare dalla natura, dove è il nostro corpo in definitiva a dire sì o no alle esperienze”.

Hillman fa notare anche che la penetrazione trasgressiva di Pan non è dissimile da quella dei contenuti inconsci, che penetrano a forza nella coscienza, destabilizzando lo status quo ma alimentando le autentiche trasformazioni della psiche. Innumerevoli volte passaggi cruciali per l’evoluzione dell’individuo si concretizzano grazie all’intervento dell’ombra, che penetra e irrompe nella vita concreta in forma di una dimenticanza, di un errore o di un sms dell’amante (dove, come si usa dire, “il diavolo ci mette lo zampino”). L’ombra è diabolica nella sua risolutezza e demoniaca nella sua potenza. Ma, grazie a queste caratteristiche, fa quelle cose che l’Io non ha il coraggio di fare o prende quelle decisioni che l’Io non ha la forza di prendere. L’ombra-Diavolo, in fondo, è la componente della psiche laddove non arriva l’Io, quella che interviene a fare il “lavoro sporco della coscienza”, ma alla fine, come disse Mephisto a Faust, “è una forza che vuole sempre il male e sempre opera per il bene”.

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