Desiderio di amare o di apparire?

Secondo un’indagine svolta su 1.479 giovani fra i 14 e i 24 anni nel Regno Unito, è emerso che Instagram, nota piattaforma di condivisione foto e video, sarebbe la peggiore in termini di effetti sulla salute mentale e sul benessere psicologico. E’ altresì contraddittorio rilevare che la stessa Instagram abbia raccolto punteggi elevati in termini di promozione della propria identità ma negativi per quanto riguarda ansia e depressione.
Ciò però non dovrebbe più di tanto stupire gli psicologi, ai quali è noto che una caratteristica peculiare del disturbo narcisistico è la rapida e discrepante alternanza tra percezione grandiosa e miserevole di sé. E’ per tale motivo che l’ostentazione di un’immagine volta ad impressionare l’altro, esibendo caratteristiche reali o simulate (fotoshoppate) che incontrino conferme esterne del proprio valore, alla fine va a controbilanciare i valori bassi di stima personale e le ferite narcisistiche derivanti da una non considerazione di se stessi.


L’ipervalutazione dell’immagine e la sovradipendenza dall’ammirazione hanno trovato un humus ideale nel costume collettivo del selfie, con la conseguente quantità di immagini che vengono postate, condivise e girate. L’importanza dei like riflette poi la necessità del “bisogno di piacere agli altri”, e ciò è significativo del trend narcisistico che caratterizza la psiche collettiva contemporanea, in una civiltà che si autodefinisce dell’immagine e dà all’immagine la possibilità di un uso esasperato e distorto di sè.
Gli psicologi sanno anche che chi vuole essere ammirato dal generico ed indistinto occhio dell’Altro, non fa che sottrarsi al confronto e alla responsabilità della relazione singola. Il mito di Narciso, non a caso, ci insegna che il narcisista è refrattario al contatto ravvicinato, e questo indipendentemente dalla bellezza e dall’attrazione che può esercitare. Narciso è strutturalmente incapace di amare e di vivere emozioni, e nulla più di una foto postata o di un tatuaggio che irride l’invecchiamento del corpo rispecchiano il suo cuore congelato.
La società moderna trascura pericolosamente la differenza tra godimento e desiderio, cosicchè il partecipare al “circo delle emozioni mediatiche”, che il cellulare o l’Ipad di ultima generazione sono in grado di garantirci, ci portano in fondo a rinunciare al desiderio del singolo altro (magari per temerne il rifiuto), per preferire invece una vita ipocritamente narcisista che si riduce alla ludica quotidianità del futile.

Dice Massimo Recalcati: “Le depressioni contemporanee non si producono più per un venir meno dell’oggetto d’amore ma da un eccesso di presenza dell’oggetto di godimento. Sono depressioni da confort, da routine, depressioni che scaturiscono all’apice maniacale del divertissement. Ma il loro fondamento sta nell’isolamento autistico, che sembra annullare
ogni iato tra l’essere e il sembiante, consolidando piuttosto l’essere del soggetto nell’identità senza divisioni di una maschera sociale che sembra cancellare la singolarità del desiderio”.

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