Dedicato a quelli del Cancro

Canone cancrizzante è un’opera di Escher, famoso grafico e incisore olandese, il cui stile inconfondibile era quello di raffigurare nel medesimo contesto prospettive surreali e contrastanti (scale e cascate che sembrano scendere ma anche salire, figure che si compenetrano con i loro sfondi, ecc..). Il granchio di Escher avanza e indietreggia allo stesso tempo, cosa che ci ricorda lo strano e goffo andamento del crostaceo in natura. Il titolo dell’opera si ricollega al canone cancrizzante (o inverso) di Bach nell’Offerta Musicale, in cui il tema può essere letto da capo a fine o viceversa, come se si riflettesse allo specchio.

 

Lo stesso avviene nella disposizione cosiddetta “palindrica”dei due filamenti del DNA nel granchio, dove la sequenza dei codici genetici assume una struttura del tutto speculare.

Questa ambiguità tra avanzamento e indietreggiamento è una delle principali caratteristiche del quarto segno dello zodiaco, il Cancro. Potremmo anche definirla come tendenza alla regressione vitale, e nessuno più dei nativi di questo segno è sedotto da quello che in psicologia è noto come richiamo dell’utero materno, che nell’infanzia si trasforma in legami fusionali con la madre e più tardi negli anni diventa complesso materno più o meno accentuato. “Cerca la madre, troverai il Cancro” (o viceversa) potrebbe essere la sintesi estrema per definire questo segno. Regressione all’utero significa in pratica “vivere molto di più il passato che il presente”. Ricordi, nostalgie, relazioni idealizzate e poi vanamente inseguite, legami a schemi familiari, compulsività verso il cibo e ogni bisogno primario (surrogati del seno materno), ecco il mondo dei Cancro, popolato dai fantasmi dell’infanzia e dell’adolescenza, quando l’amore incondizionato della madre era l’unico insostituibile e non poteva essere messo in discussione. Non solo il passato, ma anche il futuro può condizionare e deformare la vita di questi esseri così teneri e sensibili. L’immaginato, l’irreale (o surreale), le fantasie, i voli pindarici, i sogni (un altro motto potrebbe essere “sognerà la sua vita se non può vivere il suo sogno”), insomma tutto pur di evitare la rude e prevedibile realtà o il noioso tran tran della quotidianità.

Consigli per sconfiggere questa inguaribile tentazione di “immaginare la vita”, che in concreto diventa una “pigrizia del fare” e che alla lunga può trasformarsi in “paralisi dell’agire” o, ancor peggio, “paura di vivere”?  Non rimandate mai a un domani imprecisato le cose che dovete fare nell’immediato, rendete attiva e proficua la vostra immaginazione, portate a termine i vostri progetti, viaggiate molto in Paesi stranieri e lontani (per rendervi conto che la casa e la famiglia sono solo mondi che vi limitano), godetevi la quotidianità con la cura e l’attenzione del vostro corpo, con la contemplazione dei suoi tramonti e dei chiari di luna che si riflettono sul mare notturno, gustatevi i buoni vini e i cibi che vi cucina la vostra partner (se li fate voi ancora meglio, ma purchè non corriate ancora a casa da vostra madre a mangiare, poichè convinti che “come lei non cucina nessuno”). In ogni caso, come suggeriva il poeta latino Orazio con il suo “carpe diem”, vivete nel presente e non nel passato o nel futuro. Ma ricordate sempre la parola “coraggio”, che letteralmente significa anche “agire col cuore”. E voi di cuore ne avete tanto, ma non sprecatelo nei labirinti della vostra mente.

Roberto Daris (nato l’8 luglio)

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